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L'alternativa per la Germania
In Maximiliansplatz, la piazza più grande di Bamberg (Baviera settentrionale), alcune decine di persone stanno manifestando sotto il sole cocente con cartelloni e bandiere sui quali riconosco le parole "antifa" e "democrazia"; c'è anche qualche poliziotto. Un ragazzo che regge uno striscione viola con scritto "aufstehen gegen rassismus" (“opporsi al razzismo") mi spiega che sono qui per contestare il partito di ultradestra Alternative für Deutschland (AFD), che oggi è presente nella piazza con uno stand informativo. Vado subito sotto l’ombrellone azzurro a prendere qualche opuscolo. Nel primo, criticano l’uso del linguaggio inclusivo, “l'espressione linguistica del conformismo ideologico di un'intera generazione che paradossalmente si ritiene la più illuminata e tollerante a memoria d'uomo”. In merito alla crisi climatica, secondo loro non esiste alcuna prova di una correlazione causale tra l’aumento di CO₂ nell’atmosfera e il riscaldamento globale e gli eventi meteorologici estremi; l’allarmismo climatico “messo in scena dai media” distrugge l’ambiente e il futuro economico della Germania, infatti la legge sulle energie rinnovabili ha fatto aumentare i prezzi dell’elettricità, la crescente dipendenza dall’energia e dal cibo provenienti dall’estero limita sempre più la libertà, mentre la sicurezza di approvvigionamento deve essere garantita in ogni circostanza, quindi si invoca uno stop alla “decarbonizzazione” dell’economia. Un altro dépliant che visiono è dedicato all’efficacia della cannabis terapeutica, anche per combattere il covid. Infine, per quanto riguarda l’immigrazione, richiedono stretti controlli alle frontiere, il potenziamento materiale delle forze di emergenza federali e statali, la deportazione dei richiedenti asilo respinti e degli stranieri criminali; inoltre vogliono prevenire i matrimoni di convenienza e intensificare la lotta contro l’estremismo di sinistra.
Già la sera prima, a Norimberga, qualcuno mi aveva detto che anche molti socialdemocratici avevano votato AFD come segnale di protesta, in particolare contro le politiche migratorie degli ultimi anni: la Merkel ad esempio nel 2015 aveva accolto un milione di rifugiati siriani e secondo molti tedeschi era stato un grande errore. La gente qui non sopporta che i profughi non possano lavorare a causa del loro status, aveva proseguito il mio interlocutore, e poi ci sono molti fondamentalisti ed estremisti islamici.
Bisogna considerare poi che solo quattro giorni fa c'è stata un'ennesima aggressione effettuata con un coltello, questa volta a Solingen, in Renania settentrionale-Vestfalia, il più popoloso Land e tra i più ricchi Stati nella Germania occidentale. L’autore della strage, che ha causato tre morti e otto feriti, è un siriano di 26 anni arrivato in Germania alla fine di dicembre 2022 che godeva della cosiddetta protezione sussidiaria, che spetta ai rifugiati provenienti da Paesi devastati dalla guerra.
Un’altra persona con cui avevo chiacchierato, poi, mi aveva riferito che i tedeschi dell’Est erano abituati alla parità di genere (che era una delle cose buone del comunismo) e invece dopo la riunificazione si sono ritrovati con una Germania Ovest molto più conservatrice da questo punto di vista; inoltre nei più di trent'anni passati da allora la maggioranza dei ruoli apicali in tutta una serie di organizzazioni è rimasta in mano ai tedeschi occidentali. Insomma per spiegare il successo di questo partito soprattutto in Sassonia e Turingia (che poi non sono molto lontane da qua), bisogna per forza fare i conti anche con gli errori commessi negli ultimi trent’anni nei confronti dei tedeschi orientali, i quali (oltre a non aver potuto rielaborare l'eredità del nazismo) sono passati senza alcuna gradualità a una destabilizzante economia di mercato globalizzata. Infine, in un periodo come questo, caratterizzato da inflazione, disoccupazione di massa e deindustrializzazione, le narrazioni complottiste si diffondono rapidamente: le "élite globaliste" che controllano la società, la sfiducia nei confronti della democrazia parlamentare e del sistema liberale, la contestazione del sostegno a Kiev e l’ostilità alla NATO e all’Occidente, insomma la solita propaganda russa che in Germania l’AFD condivide con il nuovo partito di Sahra Wagenknecht, e che pure qua fa diventare paonazzi alcuni occasionali miei interlocutori di fronte a un boccale di birra.