JALAN-JALAN PER LE STRADE DELL'INDONESIA
Giacarta, Sulawesi e Bali in solitaria
Due o tre anni fa sono andata in l'India con un'amica. Era la prima volta che viaggiavamo insieme e ben presto mi resi conto che avevamo uno stile diverso: lei aveva programmato un lungo elenco di attrazioni turistiche “da non perdere” e per ottimizzare i tempi (ma anche per pigrizia) preferiva raggiungere le varie mete con i mezzi piuttosto che a piedi. Una delle prime sere le imposi di non prendere il tuk-tuk per andare al ristorante dove avevamo deciso di cenare. Durante la passeggiata mi confessò che non le era mai capitato di essere invitata a cena da sconosciuti come era successo a me varie volte, ma le sarebbe piaciuto molto, e io le promisi che se lo avesse desiderato davvero sarebbe capitato con grande facilità. Il primo invito non si fece attendere: dopo soli cinque minuti di cammino attraverso viuzze sconnesse e scarsamente illuminate, due uomini nei pressi di un tempietto addobbato ci offrirono un piatto di riso, sorridendo. Declinammo la proposta perché ambivamo a qualcosa di meglio, ma eravamo sulla buona strada. Giunte al nostro indirizzo, ci fermammo a chiedere indicazioni in merito al fantomatico ristorante. In quel mentre notammo, sull'altro lato del viale, un enorme tendone bianco illuminato da plafoniere da stadio. Ci precipitammo a vedere di cosa si trattasse e in men che non si dica fummo invitate ad una festa di matrimonio. Ci trattarono come ospiti d'onore, assaggiammo delle pietanze deliziose, conoscemmo molti eleganti parenti. Insomma, fu una serata indimenticabile.
Noi turisti a volte tendiamo a considerare un viaggio come una raccolta di figurine, il cui obiettivo è completare la pagina, mettere una ics su ogni attrazione, mentre alcuni dei miei migliori ricordi sono incollati a luoghi incontrati per caso e non segnalati su una guida come “da non perdere” (tra l'altro, come si fa a perdere qualcosa se prima non l'hai trovato?). Il vero viaggio è quello che si fa tra un luogo imperdibile e l’altro ed è per questo che ho imparato a muovermi quanto più possibile a piedi o, come dicono in Indonesia, "jalan-jalan".
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