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Oslo, una città quasi perfetta
È con il nuovo volo diretto Bari-Oslo della Norwegian Airlines che raggiungiamo in circa tre ore la capitale norvegese. Il tramonto è durato per tutto il tempo, anzi a un certo punto il sole è sparito dietro l’orizzonte e poco dopo, per motivi di rotte aeree e curvatura terrestre che non saprei spiegare esattamente, è apparso di nuovo. A mezzanotte il cielo è ancora chiaro. Nella mia camera d’albergo è presente una mastodontica cyclette che non userò mai.
Nonostante le previsioni del tempo che assicuravano svariate ore piovose, i primi passi ad Oslo sono incoraggianti: il sole splende nella zona riqualificata del porticciolo turistico di Aker Brygge, tavoli e comode sedute in legno e inserti arancioni sono allineati su lungomare (che poi tecnicamente non sarebbe mare, bensì il lunghissimo fiordo di Oslo), la gente ne approfitta per stendersi in costume sui canali o sulla spiaggetta di ciottoli tra le statue del Parco delle Sculture. Mia madre resta subito colpita dal fatto che i bambini molto piccoli se cadono non piangono, e soprattutto non vengono subito soccorsi dai genitori i quali continuano a farsi i fatti propri.
Al centro del parco sorge l’Astrup Fearnley Museet, centro d’arte contemporanea firmato da Renzo Piano, realizzato in legno con una copertura in vetro che ricorda la vela di un vascello. L’opera più famosa esposta qui è la scultura di ceramica dorata di Jeff Koons che rappresenta il celebre cantante Michael Jackson insieme alla sua scimmia domestica, ma questi musei sono sempre un’occasione per conoscere personaggi piuttosto eccentrici, come ad esempio Jason Rhoades, un artista statunitense morto a 41 anni per overdose. Per capire che genere di persona fosse Rhoades, basti pensare che voleva spedire un tonno vivo alla Mecca, farlo camminare per 7 volte intorno alla Kaaba e poi rispedirlo a New York ancora fresco per essere servito in forma di sushi all’inaugurazione; poi l’operazione è stata notevolmente ridimensionata in quanto il nostro ha semplicemente chiesto a un tizio in Arabia Saudita di portare una confezione di tonno in scatola alla Mecca e poi di spedirla negli USA via DHL. Tra le tante opere dell'esposizione "Before tomorrow", che celebra i trent'anni del museo, mi è piaciuto molto un video che si intitola “Fervor”, realizzato da Shirin Neshat (un'artista iraniana che avevo conosciuto nella metro art di Napoli): i protagonisti sono una donna e un uomo che vivono in un Iran cupo, fondamentalista e in bianco e nero; i due si incrociano, si guardano ma, nonostante l’evidente interesse reciproco, restano ognuno nella propria inquadratura separata.
La cattedrale luterana di Oslo apre ai visitatori non appena finisce uno dei concerti di organo tipici delle chiese protestanti. Dopo aver ammirato le vetrate istoriate di Emanuel Vigeland, il soffitto ligneo dipinto e l’ultima cena scolpita sulla pala d’altare, ho spiegato a mia madre la differenza tra la chiesa luterana e quella cattolica: cose tipo che sin dal sedicesimo secolo è permesso divorziare, che non esiste il concetto di peccato oppure che anche le donne possono fare i sacerdoti. Circa il 70% della popolazione appartiene alla Chiesa di Norvegia (che tra l’altro solo da pochissimi anni non è più religione di stato), ma la percentuale è in costante calo, e soprattutto la Norvegia risulta essere il paese meno praticante dell’Europa occidentale.
Grünerløkka è l’ex quartiere operaio ottocentesco dove passò la sua infanzia il celebre Edvard Munch, del quale poi approfondiremo la conoscenza a Bergen. Le vecchie fabbriche lungo le sponde del fiume Akerselva sono state ristrutturate e convertite in caffetterie, scuole, gallerie e uffici, mentre le strade si sono riempite di graffiti e murales; di giorno è un posto indicatissimo per passeggiare lungo le sponde del fiume incontrando molte aree verdi, invece di sera è il centro della movida di Oslo. Il Mathallen è il solito mercato coperto in mattoni rossi restaurato che oramai si trova ovunque, con la differenza che i prezzi sono norvegesi e che, tra gulasch ungheresi e tacos messicani, ci sono anche i panini al salmone e la carne di renna.
Nei paraggi c’è un grande giardino botanico e poi sorgono i quartieri Tøyen e Grønland, etnicamente molto vari e ricchi di negozi di alimentari mediorientali, ristoranti indiani e soprattutto moltissimi barbieri. Nonostante le apparenze, i musulmani rappresentano solo il 3,2% della popolazione norvegese e sono concentrati principalmente nella regione di Oslo, e in particolare in questa area della città.
Passeggiando per il centro abbiamo incontrato due manifestazioni di comunità straniere: nella prima gli ucraini ricordano al mondo che sono passati 500 giorni da quando il loro pericoloso vicino li ha invasi ed è scoppiata la guerra ancora in corso, nella seconda gli iraniani lottano anche a distanza per la libertà negata da un governo fondamentalista. Gli immigrati sono in costante aumento e in meno di una generazione hanno trasformato la società, tanto che oggi quasi un norvegese su sei è nato fuori dal paese. Benché la Norvegia sia un Paese tollerante e responsabile, orgoglioso della generosità con cui pratica l’accoglienza, è inevitabile che molti temano gli effetti del fenomeno sull’identità nazionale.
A pochi minuti dal parlamento c’è il luogo dove ebbe luogo il più grave fatto di sangue avvenuto in Norvegia in tutta la sua storia, accanto al quale sorge oggi il Centro nazionale di memoria e apprendimento intorno al 22 luglio 2011. Quel giorno il sedicente «cacciatore di marxisti» Anders Behring Breivik fece saltare in aria un’auto bomba uccidendo otto persone, prima di recarsi personalmente all'isola di Utøya, vestito da poliziotto, ad uccidere personalmente 69 ragazzi che partecipavano ad un campo scuola della sezione giovanile del partito laburista. L’efficiente neonazista aveva deciso di colpire la sinistra, convinto che con quella tipica fissazione per il multiculturalismo incentivasse l’immigrazione e agevolasse l’islamizzazione.
All’epoca il modo in cui il tragico evento fu gestito dal primo ministro Stoltenberg (che oggi, per inciso, è segretario generale della NATO) venne elogiato da tutti, ma oggi le cose sono un po’ cambiate. Molti contestano il fatto che, nel dibattito seguito alla strage, le idee di Breivik siano state generalmente considerate un caso isolato, mentre in realtà esse sono attualmente condivise da molti cittadini e uomini politici. Non a caso nel frattempo il Partito del Progresso norvegese – un partito populista di cui Breivik era stato per quasi dieci anni membro – ha fatto parte di due coalizioni di governo.
Il tema è attuale in tutta l’Europa, ma spesso viene affrontato come una battaglia tra gruppi di opinione sempre più polarizzati. La cosiddetta sinistra, nonostante sulla carta porti avanti i valori più sani della democrazia europea, continua imperterrita a considerare gli elettori dei partiti populisti e nazionalisti una massa di ignoranti e non prende abbastanza seriamente in carico le loro istanze; inoltre è paralizzata dal senso di colpa e dalla paura di essere considerata razzista.
Secondo qualcuno, i norvegesi sono i più xenofobi tra gli scandinavi, soprattutto da quando la scoperta dei giacimenti petroliferi alla fine degli anni Sessanta ha fatto diventare la Norvegia uno degli stati più ricchi del mondo, ma a quanto pare il trend è lo stesso in quasi tutta Europa.
Anche il teatro dell’Opera fa parte del grande progetto di riqualificazione del lungomare e rappresenta oggi una delle strutture architettoniche più emblematiche della regione. Inaugurato nel 2008, è una specie di iceberg in vetro nel quale si riflettono le nuvole e il cielo azzurro. Dopo aver trascorso un tempo congruo sul tetto di marmo, terrazza panoramica da cui si vede tutta la città, e appurato a malincuore che il vasto parco boscoso disseminato di sculture contemporanee Ekebergparken è troppo lontano per le nostre gambe stanche, osserviamo le saune galleggianti e ci dirigiamo verso il castello medievale di Akershus, anche se hanno già chiuso sia il centro visitatori sia il Museo norvegese del fronte interno. Il castello fu costruito nel 1299, quando Oslo fu dichiarata capitale della Norvegia, e nel corso dei secoli la struttura è stata più volte ampliata e modificata; in particolare nel Cinquecento fu trasformata in un palazzo rinascimentale da Cristiano IV, quell'eroico re danese che progettò ex novo la città ribattezzandola, in onore di se stesso, Christiania.
Mentre il cielo diventa sempre più nero, torniamo nei paraggi di Aker Brygge in tempo per vedere una festa africana che sembra promettente interrotta dal temporale e correre a rifugiarci nel primo locale che troviamo, che poi ci siamo accorti con disappunto che era Eataly. Qui accettiamo con rassegnazione di pagare circa dieci euro una birra media e circa sedici una pizza margherita. Ora capisco perché il romanzo più famoso della storia della letteratura norvegese parla di uno scrittore ridotto così sul lastrico da trascorrere dei periodi di totale inedia. La Norvegia è ai vertici della classifica mondiale per PIL pro capite e il suo tenore di vita è piuttosto elevato: anche per questo non aveva mai acceso le mie fantasie di viaggio. Tuttavia la differenza di prezzi oggi non risulta più così scandalosa come un tempo (soprattutto per me che sono stata recentemente in Israele), anche perché negli ultimi tempi la corona norvegese ha perso valore. Organizzandoci per tempo, in Norvegia abbiamo pagato una camera doppia in hotel mediamente 130 euro a notte, comprese pantagrueliche colazioni a buffet simili a pranzi, e per quanto riguarda gli altri pasti, come sempre devo ringraziare le folte comunità di immigrati che hanno aperto un numero di ristoranti superiore a quello dei ristoranti tipici.
Il palazzo reale di Oslo è un edificio neoclassico abbastanza semplice costruito dopo la fine delle guerre napoleoniche, situato in pieno centro e circondato da un grande parco accessibile a tutti, dove risiede la famiglia reale norvegese. Re Harald V è sul trono dal 1991 ed è il primo re nato in Norvegia: il primo sovrano norvegese dopo la separazione dalla Svezia (ossia suo nonno Haakon VII) se lo erano procurato in Danimarca una volta appurato che nel territorio nazionale c’era penuria di candidati adatti, mentre suo figlio Olav era nato nel Regno Unito. L’attuale re invece non è altro che il bambino che, durante i cinque anni di occupazione tedesca, visse in esilio in Svezia e poi negli USA insieme alle sorelle e alla madre, mentre il nonno, che gli era molto legato, passò quel periodo a Londra insieme al suddetto figlio e all’intero governo in esilio. Una dozzina di sale del palazzo sono interessate da visite guidate, ma comunque non aspettatevi la Reggia di Caserta.
Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo cinque anni di esilio, la famiglia reale sbarcò all’Honnørbrygga, accolta dalla folla in giubilo. Tutti hanno sempre apprezzato l’integrità e il senso delle istituzioni mostrato dal re Haakon VII all’epoca dell’invasione nazista: pur avendo sulla carta la responsabilità finale delle decisioni, non scavalcò mai il governo legittimo e si rifiutò di nominare primo ministro il collaborazionista Quisling, perché sapeva che costui non aveva l’appoggio del popolo. Tutto ciò mentre suo fratello, il re Cristiano X di Danimarca, si era arreso il giorno successivo all'invasione tedesca. Molti importanti personaggi − tra cui Nikita Kruscev − sbarcarono qui, mentre ai giorni nostri da questi moli partono quotidianamente le crociere nel fiordo di Oslo, alcune accompagnate da decantatissimi buffet di gamberi.
Questo "porto d'onore" è anche il punto di partenza dei traghetti diretti alla penisola di Bygdøy, una zona residenziale molto frequentata sia per le attività all’aria aperta sia per la presenza di attrazioni come il Museo delle navi vichinghe (che però in questo periodo è chiuso), il museo Fram (dedicato alla nave di legno utilizzata in diverse spedizioni nelle regioni artiche ed antartiche dagli esploratori norvegesi) e il Centro norvegese per l’olocausto, ospitato nella residenza del suddetto Vidkun Quisling quando era a capo del governo fantoccio filonazista. La nostra meta invece è il Norsk Folkemuseum, un museo all’aperto della storia culturale norvegese costituito da circa 150 edifici storici di varie epoche, prelevati in tutta la Norvegia, ricostruiti e organizzati in base alla regione d’origine. Passeggiando tra i sentieri di questo immenso parco, si incontrano antichi granai, magazzini su palafitte, case coloniche in legno grezzo, negozi d’epoca, qualche animale da fattoria e anche una chiesa in legno del 1200. Una parte dell'esposizione approfondisce la vita nelle regioni più a Nord del Paese, in particolare nel dopoguerra della ricostruzione. Mio padre commenta che questi non buttano via niente, mentre mia madre è sorpresa dal fatto che i passeggini sono condotti più dai padri che dalle madri.
Nel museo storico assistiamo a un documentario dedicato alla Norway's Jubilee Exhibition, che si tenne al Frogner Park di Kristiania (come all’epoca si chiamava Oslo) da maggio a ottobre del 1914, in occasione del centenario della costituzione norvegese. Come tutte le esposizioni dell’epoca, venivano mostrati i progressi e lo sviluppo degli stati ospitanti, ma non mancavano elementi oggi giudicati osceni come la mostra degli africani viventi che la gente andava a guardare come se fosse uno zoo.
All’interno del Frogner Park si trova un’altra meta imperdibile di Oslo, il Vigeland Park, una meravigliosa mostra all’aperto di opere dello scultore Gustav Vigeland. La prima serie di statue è collocata sui due lati del ponte in granito (che sostituì quello realizzato in occasione dell’esposizione del 1914): sono realizzate in bronzo e rappresentano a grandezza naturale delle persone in varie posizioni (la più famosa è il bambino furioso che piange e batte i piedi). Poi c'è una grande fontana in bronzo circondata da sculture a forma di albero a cui sono intrecciate delle figure umane. Infine c’è la parte più elevata ed emozionante del parco: una terrazza dominata da una colonna di granito (lo straordinario Monolito), in cui sono raffigurate più di cento figure umane intrecciate tra loro. Sui gradini sono posizionati decine di gruppi scultorei, anch'essi in granito, che rappresentano figure umane, molto toccanti nelle loro espressioni.
Il parco si trova nell’elegante quartiere residenziale di Frogner dove è d’obbligo camminare a testa in su per guardare i bellissimi palazzi in stile liberty. Passeggiando per Oslo, mio padre è incantato dall’elevato numero di auto elettriche e in particolare dalle innumerevoli Tesla che sfrecciano silenziosamente. La Norvegia è orgogliosa della sua attenzione per l’ambiente: tutta l’elettricità del paese proviene da fonti rinnovabili e il riciclaggio dei rifiuti è quasi totale. Tuttavia, c’è chi eccepisce che, essendo uno dei maggiori produttori ed esportatori di petrolio al mondo, essa contribuisce alle emissioni globali di biossido di carbonio in misura assolutamente sproporzionata.
Concludo la serata al Beer palace dove vengo invitata a un tavolo di simpatici sessantenni che amano l’Italia, bevono caffè e cognac e fumano sigari da trenta euro l’uno. Quando gli dico che l’indomani sarei andata a Bergen, uno di loro mi dice che non è niente di speciale. Non aveva tutti i torti.