- Categoria: Storie in Italia
La Cina è vicina?
Sono in questa accogliente trattoria di Mestre piena di gente che fa l’aperitivo e affolla allegramente il bancone e lo spazio all’aperto. Mi siedo ad uno dei tavoli di legno e ordino una zuppa di pesce al pomodoro (molto buona, con dei crostini che poi gli ho detto che era meglio il pane). Al tavolo accanto a me pian piano si siedono otto ragazzi cinesi tra i venti e i trenta, che cominciano ad ordinare di tutto: spaghetti ai ricci e all’astice, crudi di mare, capesante ecc. A un certo punto, approfittando dell’errore commesso dalla cameriera (che ha portato a una ragazza una tartare di spada al posto del trancio di tonno), attacco bottone con il ragazzo a me più vicino, che mi dice che studia oreficeria a Firenze e che è di Shenzhen, mentre gli altri provengono da altre città della Cina e studiano a Torino. Lui si chiama Francesco, poi si presentano anche gli altri con i loro nomi italiani, che sono Giulio, Giada, Elettra, Alessandro ecc. Si sono conosciuti in Italia dove vivono da alcuni anni - chi uno, chi cinque come lui. Quando il discorso si sposta sulla Cina, che io gli dico che voglio visitarla, lui mi consiglia di andare con una guida per il problema della lingua e dei pagamenti. In Cina molti non accettano i contanti - dice Francesco - e puoi pagare qualunque cosa con lo smartphone o addirittura con la tua faccia, e inoltre ovunque è pieno di telecamere, ma ciò rende la vita più comoda e facile. Inoltre per questo motivo è un paese molto sicuro, tipo che se ti metti a dormire in mezzo alla strada anche alle tre o quattro di notte - continua - con il tuo telefono abbandonato vicino, nessuno ti importuna o ti ruba il telefono. Di fronte alla mia perplessità, l’aspirante orefice mi tranquillizza: “Capisco che per chi non è abituato questo controllo può disturbare, ma fai finta che sono i tuoi genitori: a volte sono un po’ assillanti, ma lo fanno per la tua sicurezza”.