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Lower Manhattan
La gita a Ellis Island e Statua della Libertà parte da Battery Park, estremo sud di Manhattan. La gestione dell’imponente massa di turisti che affolla i traghetti è impeccabile. Ad ogni angolo del tragitto c'è un omino che ripete tutto il giorno istruzioni ridondanti come: Cammina. Vai dritto. Gira. Sali. Scendi. Da un momento all’altro ti aspetti che ti ricordino anche di respirare: Inspire. Expire.La Statua della Libertà appare nell'acqua. Sull'isola si sprecano pose originali in cui il fotografato finge di reggere sulle sue mani Miss Liberty oppure la fotografata impugna una inesistente fiaccola. Per entrare dentro alla statua bisogna aver prenotato eoni prima quindi niente.
Il Museo dell'immigrazione di Ellis Island illustra con dovizia tutte le procedure che i nostri antenati dovevano subire una volta giunti sul suolo americano, comprese le visite mediche, i test d'intelligenza, le ispezioni legali e le eventuali quarantene. Foto e oggetti in mostra permanente supportano le già note spiegazioni verbali, tra le piastrelle bianche in stile policlinico che ricoprono le pareti. Per soli 7 dollari puoi usufruire di mezz'ora di servizio di Immigrant Search, ossia cercare negli archivi notizie di un parente passato di qui (un cartello ti informa che più di 13 milioni di italiani risiedono attualmente negli Stati Uniti).
Presso il Museo nazionale degli indiani d'America, la signora Loporcìo ti svela che il noto richiamo pellerossa con la mano sulla bocca in realtà non ha alcuna verità storica. La suddetta impiegata ne approfitta per raccontarti la storia della sua famiglia. Sua madre, di origine algonchina, conduceva una vita molto ritirata in Minnesota finché un giorno, nel resort dove lavorava intrecciando cestini, conobbe un giovane che era in vacanza con uno zio. Il ragazzo aveva sangue latino nelle vene (i genitori erano degli italiani che avevano fatto un matrimonio per procura) e il suo eccitante alone di trasgressione (partecipazione a una guerra mondiale, mafia, delinquenza ecc.) fece subito presa sul cuore dell'ingenua fanciulla, che voleva evadere dalla sua noiosa vita di campagna. Da questa improbabile coppia è venuta fuori la nostra odierna signora Loporcìo – la quale, anche se aveva imparato l'italiano con i nonni, oggi non è in grado di parlarlo perché sua madre non approvava. E comunque sono curiosi questi americani: dopo aver fatto fuori quasi tutti gli amerindi, gli dedicano un museo.
Il bronzeo Toro di Wall Street (scultura abusiva dell'artista siciliano Arturo Di Modica) è assediato da una torma di turisti che cercano di toccarlo, mentre di fronte alla Federal Hall in posa con George Washington ci sono alcuni indiani veri (cioè dell'India). Nella chiesa episcopale neogotica della Santissima Trinità (Trinity Church) sembra che stiano girando una sit-com ma in realtà si stanno svolgendo le prove del matrimonio tra la signorina Lacivita e un irlandese biondo e belloccio, orchestrate da uno spassosissimo pastore di colore.
Il tour di Lower Manhattan diventa più morboso quando si entra nell’area di Ground Zero dove oggi, 15 anni dopo l’attacco alle Torri Gemelle, svetta il nuovissimo One World Trade Center, il quarto edificio più alto del mondo. Il 9/11 Memorial – due vasche di porfido grigio, acqua che scorre di continuo sui nomi delle vittime incisi sui bordi – e il vicino museo sono pattugliati h24 da un’intera squadra di poliziotti dell’NYPD. Poi c’è il WTC Transportation Hub, una specie di scheletro di balena disegnato da Calatrava, e la St. Paul's Chapel, che oggi funge anche da museo (miracolosamente risparmiata dall’attentato, all'epoca degli eventi è stata usata come punto d’appoggio per tutti quelli che lavoravano intorno alle macerie dei grattacieli).
Racconto di viaggio completo "COM'È PICCOLO IL MONDO!" (New York City)