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Dalla città di Łódź
Łódź, la seconda città più grande della Polonia, non è propriamente presa d'assalto dai turisti. Il mio travel book nemmeno la inserisce tra le destinazioni esistenti, e anche i polacchi a cui avevo accennato la mia intenzione mi guardavano con perplessità. Io comunque non escludo la possibilità che uno dei motivi per cui i turisti stranieri la trascurano è perché non ne sanno pronunciare il nome (si dice "'wuʨ").
Ora, non è che le mie scelte siano sempre frutto di studi metodici e approfonditi: in questo caso per esempio ho deciso di visitare Łódź solo perché si trova a metà strada tra Toruń e Cracovia. Poi nell'ordine ho scoperto che è sede dell'industria cinematografica polacca, centro d'arte e capitale nazionale della musica elettronica, e la meta ha acquisito una certa attrattiva. Infine, a Łódź ci sono il cimitero ebraico più grande d'Europa e il primo ghetto ebraico della Polonia, il ghetto di Litzmannstadt. Dei 230 mila ebrei che ci vivevano al momento dell'occupazione nazista, quasi due terzi andarono a finire ad Auschwitz partendo dalla stazione di Radegast. Oggi questo sito è stato trasformato in un monumento in memoria della distruzione del Ghetto.
Intanto, memore delle difficoltà incontrate a Danzica e alla stazione di Toruń (dove nessuno dei passeggeri interpellati ha avuto il coraggio di confermarmi che quello fosse il binario giusto per il mio treno), mi stavo già facendo il segno della croce in vista del mio arrivo in questa città di cui non avevo nemmeno uno straccio di cartina, quando ho visto un miraggio: l'ufficio informazioni turistiche nella stazione dei treni. Quale la mia sorpresa nel trovare ciò che ho cercato invano a Danzica e trascorrere una mezz'oretta a ridere e scherzare in anglo-portoghese con un simpatico impiegato che aveva vissuto in Brasile.
Purtroppo la cartina che mi ha dato era in una scala assurda, quindi posti che mi sembravano vicinissimi non lo erano per niente e ho camminato un casino.
Alla scuola di cinema di Łódź hanno studiato registi del calibro di Krzysztof Kieślowski e Roman Polański. Kieślowski, in particolare, per il diploma realizzò questo documentario (che si può vedere su Youtube), in cui descrive la città attraverso le fabbriche e i palazzi fatiscenti, i bambini che giocano, gli uomini alla finestra, le orchestre pop e gli stonati partecipanti ad un concorso musicale. Oggi molti di questi elementi fanno ancora parte dell'atmosfera cittadina, per quel poco che ho potuto vedere (tranne i mutilati e le orchestre pop, che non ho incontrato).
Łódź, sin dall'Ottocento, era infatti una città industriale specializzata nel settore tessile. Le grandi strutture in mattoncini rossi e i sontuosi palazzi oggi sono in decadenza, oppure sono stati trasformati in complessi commerciali o musei. Il museo del cinema, ad esempio, è ospitato nel palazzo del re del cotone Karol Scheibler: l'esposizione permanente e quelle temporanee comprendono locandine, strumenti cinematografici antidiluviani, un panopticon con le immagini dell'Andalusia, una interessante sezione dedicata al cinema d'animazione, ma anche gli interni e gli arredi sontuosi rappresentano un'attrazione per il visitatore.
Un altro complesso industriale è stato trasformato nel centro commerciale e per il tempo libero Manufaktura, che ospita ristoranti di tutto il mondo (tranne che polacchi), musei, negozi e spazi per varie attività ricreative. L'arteria principale della città si chiama ulica Piotrkowska e misura 3,6 km, metà dei quali restaurati con begli edifici Art nouveau, metà sventrati dai lavori in corso: di notte, senza illuminazione, sembra un teatro di guerra.
Racconto di viaggio "1500 chilometri di pianura. Itinerario estivo in Polonia"