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Koh Rong
Il tragitto da Kampot a Sihanoukville è per la maggior parte una strada scassata dove il minivan saltella che è una bellezza, tranne l’ultimo tratto, ben asfaltato, dove appaiono modernissimi fabbricati con scritte in mandarino. Il kebabbaro britannico di Kampot me l'aveva detto che Sihanoukville aveva venduto l'anima alla Cina, ed ecco qui davanti ai miei occhi il nuovo scintillante porto internazionale di Stueng Hav, la centrale elettrica a carbone e i camion cisterna dell'azienda petrolifera. Da quando il governo cambogiano ha aperto le porte alla Nuova Via della Seta istituendo una zona economica speciale, sono sorte infrastrutture di ogni genere, fabbriche, resort e centri commerciali che hanno del tutto trasformato la rilassante meta balneare che c'era un tempo: in pochi anni il costo della vita è cresciuto a dismisura, il tasso di criminalità è aumentato e soprattutto sono stati aperti decine di casinò.
Adesso però la situazione è nuovamente cambiata, mi aveva detto il kebabbaro di Kampot. Dopo il divieto di gioco d'azzardo imposto dal governo poco prima del Covid, infatti, centinaia di migliaia di cinesi se ne sono andati e le autorità cambogiane hanno cominciato a rilasciare licenze per casinò virtuali. Da qui ha avuto origine una serie di incredibili truffe digitali gestite dalla mafia cinese: rispondendo ad annunci di reclutamento che promettevano stipendi molto elevati, centinaia di migliaia di persone nel sud-est asiatico sono state detenute in grandi strutture e costrette a intraprendere frodi online rivolte a stranieri, spesso sotto minaccia di tortura e violenze. Insomma ora Sihanoukville è piena di edifici lasciati a metà, il crimine dilaga e i turisti latitano – tranne i videoblogger che vengono qui appunto per mostrare come è cambiata la città. In ogni caso non avevo nessuna intenzione di fermarmi qui, ci sono venuta sono per prendere il traghetto diretto all'isola di Koh Rong.
Considerando l'andazzo generale, me l'aspettavo molto peggio Koh Rong. E invece, anche se il villaggio principale (Koh Touch) è diventato un susseguirsi di hotel, ristoranti e bar, basta camminare pochi minuti per trovare le esotiche distese di sabbia candida pressoché deserte, persino in alta stagione, dove in un battibaleno ti servono una meravigliosa insalata di frutta al prezzo di meno di due euro. L'acqua del mare è turchese e trasparente, bar e ristoranti sono molto semplici, ci sono alcune postazioni di massaggio e girls bar non troppo sfacciati, e soprattutto per un paio di giorni non dovrei rischiare di incappare in cumuli di teschi o altre testimonianze dei crimini polpottisti.
In posti come questi bazzicano numerosi personaggi singolari, che magari hanno abbandonato da anni i loro Paesi cosiddetti occidentali oppure che fanno avanti e indietro in attesa di decidere che piega dare alla loro vita. Per esempio c'è Marco, un francese di origine siciliana, che passa diversi mesi su e giù per l'Indocina. Il mio interlocutore sostiene che l'unica soluzione al tragico fatto che abbiamo smesso di credere in Dio è il buddismo; quindi mi rivela che dopo aver letto un libro sacro dell'induismo (se non ricordo male, il Mahabharata) non crede più nella democrazia. Marco è abbastanza in fissa con il traffico mondiale di bambini, che secondo lui farebbe parte di un complotto mondiale e infatti non ce lo dicono; a questo proposito mi consiglia caldamente di guardare il film "The sound of freedom", non a caso molto contestato poiché farebbe riferimento alla teoria elaborata dal gruppo politico di estrema destra QAnon. Secondo questo tizio, infine, le donne del sud est asiatico sono forti e per questo non ci sono femminicidi (cosa che non mi convince per niente), ma allo stesso tempo si lamenta del fatto che ormai in Francia non puoi più permetterti di corteggiare una ragazza, facilmente vieni accusato di maschilismo o addirittura di aver esercitato violenza, invece qui in Asia non ci sono questi problemi, infatti ha una fidanzata thailandese.
A parte la vita sociale, l’attività principale di Koh Rong è la gita in longtail boat che prevede sessioni di snorkelling, pesca, degustazione di frutta fresca, sosta a Long Beach (una distesa di finissima sabbia bianca lunga sette km), pranzo a base di pollo e riso e infine, dopo il veloce tramonto sulla spiaggia, di nuovo in mare per lo spettacolo della bioluminescenza, che ci si può godere muovendo il più possibile gli arti mentre si sta in acqua. In questa gita ho socializzato con tre trentenni veneti che di solito trascorrono i mesi invernali in Indocina e che in particolare resteranno dieci giorni a Koh Rong. Per loro il Paese migliore dove svernare è la Thailandia: è da lì che sono partiti per Sihanoukville, percorrendo strade terrificanti. Mi sono molto divertita con loro, a conferma del fatto che gli italiani sono sempre più vivaci di molti altri popoli, però mi sorprende molto che giovani di bell'aspetto nonché simpatici e socievoli siano disposti a pagare per fare sesso con prostitute locali e ho pensato che forse anche loro hanno lo stesso problema di Marco. La sera ci organizziamo per cenare insieme, ma io comunque ne ho già abbastanza del breve lungomare di Koh Touch, dell'Irish pub, dei ventenni ubriachi, del beer pong e dei girls bar, che poi, ora che vi presto attenzione, non sono poi così pochi. Insomma, nonostante le sconfinate baie di sabbia impalpabile, le altalene che dondolano cullate dalla brezza e la rigogliosa natura tropicale (seppur infestata dalle zanzare), io non so se passerei dieci giorni a Koh Touch.
Racconto di viaggio completo "IN VIAGGIO A RIMORCHIO. Cambogia in solitaria"