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Le colline di cioccolato di Bohol
All'interno dell'isola di Bohol sono presenti queste famosissime Chocolate Hills, che volendo si possono votare su internet per farle entrare tra le dieci meraviglie del mondo. Certi turisti stanziali a Panglao pagano circa 30 euro per andarci con un pulmino (di cui non riesco a immaginare la portata stratosferica di aria condizionata) in una gita organizzata che comprende anche la navigazione sul fiume di Loboc e la visita ad una scimmietta minuscola con gli occhi a palla di nome tarsio, che è l'attrazione faunistica del luogo.
L'alternativa è costituita dai jeepney, i pulmini pubblici ricavati dalle jeep americane allungate con dei pezzi di lamiera e decorate con disegni lisergici e scritte coloratte come, ad esempio, "God bless us". Per scendere è previsto un raffinato sistema di pugni sulla carrozzeria, seguiti a ruota da suoni codificati emessi dal bigliettaio, il quale viaggia attaccato sul predellino posteriore con le banconote dei passeggeri infilate tra le dita nel senso della lunghezza. Di norma tutti tendono a sedersi verso l'uscita per poter saltare giù al volo, così chi entra deve superare tutti i filippini seduti, che comunque non occupano tanto spazio. Le abitudini locali contemplano inoltre che le donne portino pressato sul viso un fazzoletto che le preservi dalla polvere e dallo smog, mentre gli uomini abbiano sempre a portata di mano un più rustico straccio che serve a molteplici scopi, tra i quali asciugarsi il sudore.
A Tagbilaran bisogna cambiare mezzo e salire su uno di quei pullman a lunga percorrenza, gialli e con tutte le finestre spalancate, dotati di sedili lillipuziani, tipici di questo Paese dove i divani in vendita sono minuscoli, i letti degli hotel di bassa categoria sono corti, persino i tovagliolini di carta sono grandi la metà, se non un quarto, dei nostri. Anche su questo pullman il bigliettaio provvede a passare da tutti i passeggeri, districandosi nell'ammasso di corpi, per chiedergli la destinazione e dargli il biglietto; dopo un po' fa da capo il giro per farsi pagare e infila le banconote tra le dita. Inoltre, dà manforte ai passeggeri che bussano sulla carrozzeria, con l'ausilio di un fischietto oppure urlando “Para!”, per dire fermati, e “Sige!”, per dire prosegui, praticamente in spagnolo, che è la lingua che a quanto pare più è rimasta nei loro dialetti.
Qui sopra, oltre al festone dorato che augura buon Natale e buon anno nuovo, c'è un sofisticato sistema per cui quando il conducente tiene premuto il freno, si accende una scritta luminosa rossa che recita, a nome di tutti noi, "Pray for us". Negli autobus, come d'altra parte nei bar, nei ristoranti, nei negozi, nei taxi, nei traghetti, c'è sempre la musica ad un volume altissimo e, dove è fisicamente possibile, anche un televisore che trasmette videoclip.
Dopo aver attraversato una fittissima foresta pluviale, nei pressi delle prestigiose colline di cioccolato il bigliettaio ci fa scendere e subito siamo presi in carico da un motociclista che ci propone di accompagnarci al "complex". Questo fatto che sono tutti così gentili, che ci riservano i posti migliori, ci danno consigli disinteressati e non sono proprio capaci di ragionare in termini di tornaconto personale, da un lato è un commovente miracolo, quasi unico al mondo, dall'altro mi fa stare un po' in pena, perché lo sconfinamento nel servilismo è veramente dietro l'angolo.
Il "complex" è una rotonda di cemento sormontata da una tettoia, circondata da venditrici di gelato e massaggiatori ciechi, e abbellita dai manifesti della scimmietta dagli occhi a palla. Accanto vi è una articolata scalinata composta di 214 gradini che porta al punto panoramico, dal quale si possono vedere tutte queste centinaia di tette senza capezzolo che sono verdi nella stagione umida e marroni al termine di quella secca. Per questo motivo sono definite Chocolate Hills e nei manifesti pubblicitari che infestano il Paese le mostrano metà verdi e metà marroni, con un ben riuscito ritocco fotografico.
Al termine di questa visita, che ci ha visto entrare in acerrima competizione fotografica con i giapponesi e i coreani, una venditrice di gelati ci ha risolto il problema di abbandonare la location (dove stazionavano soltanto pulmini privati dotati di arie condizionate potentissime e schermi televisivi), mettendosi in comunicazione telefonica con un giovane parente dotato di motocicletta. Questi è venuto a prenderci, subito dopo abbiamo forato, è riuscito a procurarsi un altro scooter funzionante e ci ha depositati a Carmen, vicino ai venditori di botti di capodanno.
Mentre facciamo colazione con caffè e torta alle banane, si avvicina un vegliardo molto ansioso di scambiare due parole con noi. Saputo che cerchiamo un alloggio in città, ci comunica che non esistono pensioni, ma che può chiedere a una coppia di suoi amici di affittarci una stanza. Giunti in questa villa poco distante, facciamo conoscenza con i padroni di casa, stravaccati nel patio come due cani malati: lui posizionato su una specie di lettino ginecologico di legno, lei semisdraiata su una panchetta. La vecchia, appreso che non siamo una coppia sposata, si rifiuta categoricamente di accoglierci nella sua puritana magione e si chiude subito in un silenzio ricco di significato. A quanto pare le Filippine hanno preso molto seriamente i discutibili regolamenti interni della Chiesa cattolica: possono convivere solo se sono sposati, non possono divorziare né abortire.
Al nostro uomo dispiace tantissimo non aver potuto combinare l'affare; noi invece non ci preoccupiamo minimamente, poiché il motociclista di prima ci aveva consigliato un lodge a pochissimi chilometri dalla cittadina. Qui sembra di stare a casa, con la ciarliera tenutaria che ci spadella un ricco piatto di noodles alle verdure e ci cucina un paio di uova fritte per secondo. Nell'ampio giardino è in corso una movimentata festa delle medie che termina verso le dieci dopo numerosi tuffi in piscina e primi approcci sentimentali.
Al mercato di Carmen siamo l'attrazione del giorno: accorrono anche dai banchi più lontani e si immobilizzano con le braccia incrociate per guardare lo spettacolo di due italiani che comprano scarpe di plastica e DVD cinesi. Ci aggiriamo nel reparto pesce secco, frutta e verdura, dove le noci di cocco vengono svuotate da una specie di spremiagrumi elettrico gigante che trasforma il contenuto in farina. Tutti sono felici di sapere che siamo italiani perché hanno tanti amici che vivono nel nostro Paese.
Al ritorno siamo tentati di scendere al fiume Loboc per incontrare la celebre scimmietta, come tutti in coro ci avevano consigliato prima della partenza dell'autobus, ma la pioggia incessante ci fa desistere.
Racconto di viaggio completo "APPUNTI PILIPINI. ESPLORAZIONE DELLA VISAYAS CENTRALE"