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Venerdì Santo in Siria
Venerdì è giorno di festa per tutti i musulmani, ma oggi è santo anche per i cristiani, che rivisitano le tappe della via crucis. Per me è come una scatola di dolciumi.
Il Krak des Chevaliers ha la consistenza di un biscotto. È una gigantesca fortezza costruita dai Crociati intorno al 1200, situata in un punto strategico. Oltre alle torri, ai corridoi, alle sale, c'è una cappella trasformata in moschea dal sultano Baibar (lì andiamo a lezione di punti cardinali). Al castello dei cavalieri approdano famiglie numerose e comitive di amici vestiti per la festa: scarpe a punta, pantaloni stirati e variegati strati di foulard. Musica ad alto volume dall'interno delle auto.
Deir mar Musa è appiccicoso e zuccherino. Sulla strada per raggiungere il monastero il deserto è polveroso e, a guardarlo bene, ricoperto di cartacce. Il picnic del venerdì ha luogo per terra, accanto alle auto, ai trattori e ai camion, oppure sotto tende di fortuna, con il bricco del tè, del caffè e del mate, il fuoco per arrostire il kebab, porzioni di hummus e melanzane. Poi, 450 gradini per raggiungere l'affascinante sede di questa comunità monastica di rito siriaco-cattolico (pietre e mattoni sono dello stesso colore).
Padre Paolo è nella piccola saletta adornata da meravigliosi affreschi medievali privi di prospettiva, scrostati ma nitidi, accovacciato sul tappeto, tra i cuscini e le bibbie in tutte le lingue. In mezzo al deserto, queste persone continuano a fare esperienza della privazione, del silenzio, del lavoro, della preghiera; ma anche dell'accoglienza e dell'ospitalità, visto che il monastero è affollato di visitatori che come noi si sono arrampicati fin lassù (cristiani, musulmani o altro, non ha importanza), alcuni per rimanerci anche a dormire. Voci arabe e napoletane dai toni concitati rimbalzano tra le pareti dell'orrido. In questo Paese dove tutte le religioni sono la stessa religione e tutti i tempi sono lo stesso tempo, questo è un viaggio nel viaggio (illudersi che qualcuno ne sappia più di noi: compartir. Muoversi a seconda del sole: seguirlo attenderlo assecondarlo).
Maalula si scioglie sulla lingua. Nella Positano della Siria (casette gialle e azzurre abbarbicate alla falesia) si parla ancora l'aramaico: un bambino neorealista sciorina a memoria la sua canzoncina nella lingua di Cristo, in cambio di una moneta e una pacca sulla spalla. In cima in cima c'è l'antichissima chiesa di San Sergio. Poi si percorre uno strettissimo canyon di pietra chiara (che a molti ricorda la gola di Petra) punteggiata di donne vestite di nero, per giungere in discesa fino al convento di Santa Tecla, riservato al culto greco ortodosso. La santa era una discepola di san Paolo che fu perseguitata dai romani perché cristiana: secondo la leggenda si rifugiò su questa montagna, che si spaccò in due tanto da creare questa sacra grotta e poi si richiuse sbarrando la strada ai suoi inseguitori. Oggi Santa Tecla è venerata anche dai musulmani.
Racconto di viaggio completo "LA MIA SECONDA CASA. Settimana santa in Siria"