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Viaggio nel tempo intorno ad Aleppo

Bando alle ciance, qui dobbiamo collezionare momenti indimenticabili, la maggior parte dei quali richiede un viaggio indietro nel tempo, scorrazzando tra millenni affollati di invasori, colonizzatori, condottieri, viaggiatori, santi e profeti.

Prima fermata: Quinto Secolo, Qala'at Samaan, nord di Aleppo. San Simeone lo Stilita usava soggiornare appollaiato su una colonna, sempre più alta di anno in anno man mano che la sua insofferenza nei confronti del genere umano cresceva. Da lì urlava risposte definitive a chi dal basso lo interpellava. Dopo la sua morte tale era la fama acquisita, che sorse intorno alla colonna la chiesa più grande del mondo di allora, che si ergeva maestosa in cima a questo sperone roccioso circondato da colline. La facciata e numerose arcate e parti di colonne sono ancora in piedi e spuntano dal prato, tra i papaveri. If you will have any questions don't hesitate and ask.

Musica turca, mandorle acerbe, nuvole.

Seconda fermata: avvento dell'Islamismo, Città Morte, Serjilla. I resti sorprendentemente integri degli edifici bizantini sorgono su una collina calcarea spazzata dal vento. Il motivo per cui centinaia di villaggi furono improvvisamente abbandonati intorno al Settimo Secolo non è chiaro a nessuno, c'è chi lo considera addirittura un mistero con la maiuscola. Ma Hisham, questo favoloso militare in pensione e ora guida dal sorriso sempre pronto, pare non curarsene: le ragioni furono senza ombra di dubbio di natura economica (i musulmani ormai imperanti avevano proibito la produzione e il consumo di vino, su cui si reggeva la fiorente economia di questi popoli) e naturale (terremoto). Se avete qualche domanda, non esitate a chiedere. Appunto: non potevano restaurarsi la loro città invece di costruirsene una nuova di zecca? Erano ricchi, preferirono fare così. Problema risolto. Passiamo oltre, avete 45 minuti per visitare: la necropoli, l'hammam, la taverna, la chiesa. Una bimba ci lava le mani con la brocca appena usciamo dalla toilette.

Pane appena cotto, suonerie arabe, tende di pastori.

Terza fermata: Undicesimo Secolo, epoca di crociate, Ma'arat An-Nu'aman. I valorosi (e affamati) uomini al seguito del conte Raimondo di Tolosa massacrarono migliaia di abitanti di questa cittadina e poi si abbandonarono (si dice sempre così) ad atti di cannibalismo. Ma noi siamo venuti qui per ammirare i mosaici provenienti dalle Città Morte di cui sopra, custoditi in un apposito museo. A dire il vero, i mosaici mi hanno sempre annoiato a morte, così me ne vado a zonzo con l'autista fino al khan abbandonato, dove ci scattiamo foto sceme.

Dolcini al miele, banane, bambini con i libri sotto braccio.

Quarta fermata: Terzo Millennio avanti Cristo, sud di Aleppo, Ebla. Una delle più potenti città stato della Siria sorgeva tra queste colline verde Mongolia, oggi brucate continuamente da pecore e capre e percorse a passo di corsa da bambini colorati col fiatone. Fu il solito contadino degli anni Sessanta che, mentre scavava con la zappetta per dissodare il suo misero fazzoletto di terra, scoprì il muro di una casa di cinquemila anni prima. Gli archeologi italiani hanno fatto il resto. Gli oggetti preziosi e le mitiche tavolette d'argilla scritte in sumero sono conservati al museo di Damasco.

«L'attuale presidente (Bashar al-Assad, immortalato in tutte le foto con un mezzo sorriso, N.d.A.) è migliore di quello di prima» confida Hisham «ma comunque lasciamo la politica ai politici.» «Già, parliamo di musica» interviene provvidenziale l'autista «la cantante preferita dai siriani è Fairouz, ma è libanese. La vuoi ascoltare?»

Quinta fermata: giorni nostri, quartiere cristiano di Aleppo: clacson, arance, collant traforati e mobili in formica. Tavolo imbandito dalle mezze, ceci e melanzane in tutte le fogge, insalatina fresca, arrosto misto di montone, concerto di oud. In chiusura di giornata, tra i fantasmi del polveroso hotel Baron, tornano alla mente vecchie storie.

Racconto di viaggio completo "LA MIA SECONDA CASA. Settimana santa in Siria"