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Siem Reap

Siem Reap è la città a più rapida espansione di tutto il Paese, infatti con i suoi circa 250 mila abitanti è diventata la seconda più grande dopo la capitale: oggi vanta un ottimo livello ricettivo ed è un posto particolarmente adatto ad ospitare una folta comunità di expat provenienti da diversi Paesi del cosiddetto mondo occidentale. A parte le visite al sito archeologico e alle altre attrazioni turistiche, la città offre molte possibilità di svago, dai centri massaggi ai locali pacchiani con musica, dai mercati ai ristoranti e bar più raffinati fino ai numerosi girl bar. A giudicare dal numero e dall'ampiezza di questi esercizi commerciali, sembra che ci siano molti meno turisti rispetto al passato, nonostante ci troviamo nel pieno delle vacanze natalizie.
A Siem Reap ho alloggiato in una singola che costa solo 12 dollari a notte, all'interno di una struttura elegante situata in un’ottima posizione: considerato che il giardino è molto suggestivo e c’è anche una stupenda piscina, mi sembra davvero un affare, c’è però qualcosa che non mi torna. Il titolare è un sudafricano che indossa dei ridicoli pantaloni larghi a sbuffo e mostra un entusiasmo immotivato; appena arrivata mi chiede lui stesso se fossi interessata ai tour per visitare il sito archeologico, dimostrando però di non sapere nemmeno dove si trovino i monumenti. A parte che non funziona né la luce del corridoio né la lampada in camera, la stanza ospita sempre almeno una zanzara, nonostante il fatto che io non abbia mai aperto la finestra e che in tre giorni non si sia mai affacciata nemmeno una cameriera (quando finalmente riesco a farmi rassettare la camera, al mio rientro trovo un asciugamano ben piegato ma incongruamente posizionato sul pavimento del bagno). Il ristorante è situato nel giardino e apparentemente dovrebbe preparare anche le colazioni, ma la mattina è sempre deserto e non c’è mai nessuno dello staff nei paraggi. Anche se sembra provvisto di molte camere, vedo pochi clienti in giro e anche a bordo piscina ci sono sempre al massimo quattro o cinque persone oltre me.
Per questo, è piuttosto curioso incontrare nel giardino semibuio della struttura ricettiva, alle 11 circa della mia ultima sera a Siem Reap, questo tizio dalla fluente chioma corvina che si lamenta perchè tutte le camere sono occupate. Non si è ben capito perché stia cercando una stanza a quest'ora, visto che già ce l'ha, né si capisce cosa voglia esattamente da me, a dirla tutta. A suo dire si occupa di antiquariato ed è di New York, però non ha affatto un accento americano, e il fatto che abbia a lungo vissuto a Dubai e che sia di origine metà italiana e metà turca non mi sembra una valida giustificazione. Comunque Akim è simpatico e anche bravo con la prestidigitazione, infatti mi fa alcuni giochi divertenti con le carte, per cui cedo alle sue insistenze e ci andiamo a bere una birra insieme. Purtroppo la vita notturna dalle parti di Pub street è davvero insopportabile, con questa musica orrenda inutilmente alta, e sto anche cascando dal sonno, così saluto anzitempo il mio nuovo amico: anche se affascinante, non sono certa di voler conoscere l'origine dei suoi misteri.

Racconto di viaggio completo "IN VIAGGIO A RIMORCHIO. Cambogia in solitaria"

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